La separazione è un evento, di per sé, critico per ogni componente della famiglia. Essa comporta, necessariamente, una riorganizzazione dell’intero sistema familiare. Quando questa è segnata da conflitto e risentimento, per la famiglia in separazione sarà più difficile costruire e mantenere un nuovo equilibrio psicofisico. In questi casi, la decisione di intraprendere un lavoro psicologico su di sé e sulla coppia genitoriale permette, a quest’ultima, di mantenere la capacità di autodeterminazione, senza delegare ad altri contesti (tribunali, servizi sociali, ctu) la responsabilità dei comportamenti da adottare per la nuova famiglia divisa.
Sostenere i genitori in questa fase complessa della loro vita, li aiuta a mantenere il focus sui propri bisogni e su quelli del bambino, abbandonando l’idea disfunzionale che la felicità dell’altro possa, in qualche modo, incidere negativamente sul benessere personale.
Di seguito, 3 piccole pillole per una “buona separazione”
- Imparare a riconoscere e ad accettare le proprie responsabilità
Come ci siamo arrivati qui? Quali ostacoli abbiamo incontrato e dove le nostre strade hanno iniziato a dividersi?
Questi sono gli interrogativi che, spesso, la coppia in separazione tende a porsi finendo, non di rado, nella ricerca incessante di colpe ed errori, vicendevolmente.
Pensare alla possibilità che “ognuno di noi” possa contribuire all’instaurarsi della impasse relazionale e riconoscere in che modo questo può avvenire, aiuta la coppia nell’elaborazione di rabbia e dolore, accompagnandola nella riscoperta di una nuova identità, personale e di coppia.
- Sintonizzarsi sul punto di vista del figlio
La separazione coniugale comporta, necessariamente, un distacco fisico, ancor prima di quello mentale, tra i due partner, portando, non di rado, alla decisione di uno due genitori ad allontanarsi di casa. Un allontanamento che, talvolta, viene percepito dal figlio come una fuga, più che un trasferimento, soprattutto quando non gli viene concessa alcuna spiegazione.
Perché papà è andato via? Perché mamma mi ha lasciato?
Queste sono le domande che il figlio tende a farsi, per cui è indispensabile che riceva informazioni, sulla futura separazione dei genitori, adeguate per la sua età: né troppo intrusive, né troppo carenti, evitando ogni forma di ambiguità. Messaggi chiari e non confusivi per non alimentare false credenze, in cui il bambino finisce per darsi la colpa di ciò che accade, o false speranze che, un giorno, mamma e papà possano ritornare insieme.
- Distinguere il coniugale dal genitoriale
Prima della separazione mamma e papà si dividevano compiti e funzioni all’interno del sistema famiglia: chi si occupava delle spese, chi degli impegni quotidiani, chi li accompagnava, chi li prendeva. Con la separazione tutto cambia. Necessario sarà, perciò, imparare a differenziare i ruoli e le funzioni dei membri della nuova famiglia divisa: le figure di mamma e papà continueranno ad essere entrambe necessaria per la crescita del figlio, pur mantenendo le proprie differenze. Imparare a confrontarsi e a negoziare con l’ex partner sulle scelte legate al figlio risulta essere un primo traguardo da raggiungere per il suo benessere. Il ché non significa che la coppia in separazione o separata debba necessariamente andare “d’amore e d’accordo”: d’altronde, se così fosse, probabilmente non sarebbe arrivata la separazione! Significa, invece, rispettare l’altro anche (e soprattutto) quando diverso da noi. Significa dare al figlio la possibilità di fare esperienza che il “diverso da noi” non fa che ampliare la nostra visione del mondo, arricchendola e non di certo impoverendola. Tutelare la percezione che il figlio ha dell’altro genitore è l’unica strada percorribile affinché si riesca realmente a mettere al centro la sua salute psicofisica.